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Lombalgia Cronica

La lombalgia cronica e riduzione di mobilità della fascia toraco lombare.

 Il dolore localizzato nella parte inferiore della schiena, meglio definito come lombalgia, è uno dei principali disturbi dell’apparato muscoloscheletrico per cui si richiede il consulto di uno specialista. La lombalgia è un sintomo, la causa può essere di varia natura: muscolare, disco-articolare, viscerale o sistemica. Tuttavia l’importanza del ruolo svolto dalla fascia toraco-lombare nella lombalgia cronica è poco conosciuta.  La fascia toraco-lombare è composta da densi strati di tessuto connettivo separati da strati di tessuto connettivo lasso che normalmente consentono uno scivolamento dei tessuti durante il movimento del tronco.

E’ stato condotto uno studio presso l’università di Vermont (USA) allo scopo di quantificare il movimento intrinseco della fascia toraco-lombare con ecografia in soggetti con e senza lombalgia cronica. Sono stati testati 121 soggetti, 50 senza mal di schiena e 71 con mal di schiena presente da almeno 12 mesi. In ciascun soggetto è stata acquisita una registrazione ecografica in ambedue i lati della fascia toraco-lombare durante la flessione passiva del tronco. E’ stato calcolato lo spostamento dei tessuti all’interno della fascia toraco-lombare attraverso ecografia.

I dati hanno evidenziato che la deformazione della fascia toraco-lombare era ridotta nel gruppo con lombalgia cronica rispetto al gruppo senza lombalgia. Non c’è stata evidenza che questa differenza era dipesa dal sesso, anche se nel complesso i soggetti maschi avevano un grado di deformazione della fascia toraco-lombare significativamente più bassa rispetto alle femmine.

Conclusioni: La fascia toraco-lombare nei soggetti con lombalgia cronica presenta una mobilità inferiore del 20% rispetto ai soggetti asintomatici. Questa riduzione di moto può essere interpretata sia come meccanismo di insorgenza di una eventuale patologia del rachide o semplicemente come conseguenza di una sofferenza disco articolare.

Alla luce di questa correlazione statistica tra limitazione di scorrimento dei piani fasciali e sintomatologia dolorosa è importante che il terapista utilizzi tecniche di manipolazione fasciale in grado di normalizzare la lunghezza della fascia toraco-lombare, per ridurre significativamente il sintomo algico e per un mantenimento duraturo dei benefici ottenuti.

Sarà poi importante che il terapista ricerchi le cause che determinano la sintomatologia e, attraverso un’attenta valutazione posturale e biomeccanica, ripristini attraverso specifiche tecniche di manipolazione fasciale tutti quegli schemi disfunzionali che possono interferire con l’eziopatogenesi del dolore, migliorando la funzionalità dell’intero organismo.

Bibliografia

Margiacchi G. “La normalizzazione della fascia”. Casa editrice: Giacomo Catalani editore. 2014
Langevin HM, Fox JR, Koptiuch C, Badger GJ, Greenan-Naumann AC, Bouffard NA, Konofagou EE, Lee WN, Triano JJ, Henry SM. “Reduced thoracolumbar fascia shear strain in human chronic low back pain”. Department of Neurology, University of Vermont, Burlington VT, USA. BMC Musculoskelet Disord. 2011 Sep 19;12:203.

 

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Dorso Curvo Giovanile

DORSO CURVO GIOVANILE

Definizione

Il dorso curvo giovanile è una deformità del rachide caratterizzata da un iper-cifosi della colonna dorsale che si presenta in età giovanile, in particolare tra gli 8 e i 12 anni.

Eziopatogenesi

Le cause del dorso curvo giovanile possono essere congenite o acquisite. Le prime si attribuiscono ad agenesia o sofferenza dei nuclei di accrescimento vertebrali (Scheuermann); le cause acquisite comprendono invece: gli squilibri posturali, le forme post-traumatiche (fratture vertebrali), iatrogene (post-chirurgiche), infiammatorie (ad esempio da spondilite anchilosante), infettive (tubercolosi vertebrale o morbo di Pott), neoplastiche, secondarie a malattie sistemiche (patologie metaboliche, miopatiche, distrofiche, neurologiche) e idiopatiche.

Molto spesso queste forme di iper-cifosi sono comuni in ragazzi particolarmente alti o che hanno subito crescite molto repentine. Questo è a oggi particolarmente frequente poiché, l’accrescimento strutturale, rispondendo a stimolazioni principalmente endocrinologiche, è reso prepotente a causa di alcuni stimoli ambientali, primi su tutti quelli alimentari. Questa crescita repentina non sempre consente alle strutture aponeurotiche di adattarsi a un così rapido accrescimento. Si assiste in questi casi a un non perfetto parallelismo tra la crescita dello scheletro e quella delle aponeurosi che creano un’accentuazione della normale cifosi dorsale.

Epidemiologia

Il dorso curvo giovanile si sviluppa più frequentemente in soggetti di età compresa tra gli 8 e i 12 anni. L’incidenza è maggiore nel sesso femminile.

 Cosa comporta

Il dorso curvo può essere asintomatico o meno. I sintomi possibili sono riconducibili principalmente all’ iper-tonicità della muscolatura estensoria e antigravitaria del rachide, che deve compensare l’aumentata trazione anteriore.

Trattamento

Il trattamento varia a seconda della gravità dell’alterazione. Il trattamento conservativo comprende l’esercizio terapeutico e i trattamenti di terapia manuale finalizzati all’ aumento della mobilità in estensione e al rilascio delle trazioni delle catene fasciali anteriori. I principali approcci sono lo stretching e le manipolazioni fasciali dirette.

Nei casi di iper-cifosi grave del rachide, con angolo Cobb superiore ai 50°, si ricorre generalmente all’ utilizzo di corsetti ortopedici fino ad arrivare all’ intervento chirurgico.

Bibliografia

Margiacchi G. Tuvinelli M. “Neurofisiotaping”.
Ed. Phytoperformance. 2015

 

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Bocca e Postura

L’apparato stomatognatico, rappresentato dalla bocca e dai suoi annessi (muscoli, ossa, denti, mucosa, ghiandole, aponeurosi…), può avere un’importante influenza sulla genesi di diverse sintomatologie dolorose come le cefalee e le cervicalgie. Basti pensare che in una giornata tipo, effettuiamo circa 1200 deglutizioni esercitando circa una forza di 30 kg tra l’arcata dentale superiore e quella inferiore, ad ogni atto deglutitorio. È quindi facile dedurre come un’alterazione a carico dell’apparato stomatognatico possa influenzare negativamente la meccanica deglutitoria e ripercuotersi su tutto il sistema.

Una delle interferenze neurologiche più prepotenti tra bocca e postura è rappresentata sicuramente dalle interferenze trigemino cervicali.1,2 Il nervo trigemino è deputato infatti all’innervazione di tutta la muscolatura masticatoria (massetere, pterigoideo esterno e interno, temporale) e dell’articolazione temporo-mandibolare e attraverso il suo nucleo spinale caudale situato nel tronco encefalico contrae rapporti con i primi tre mielomeri cervicali (C1,C2,C3) e con fibre sensitive del nervo vago.1,3,4,5 Quindi qualsiasi aumento della tensione di questa muscolatura, come avviene nel serramento e nel bruxismo notturno, si ripercuote per via neurologica sulla muscolatura sub-occipitale e sul nervo vago.1,6,7,8 La connessione anatomica più importante tra la bocca e la postura nella modificazione della posizione del capo è rappresentata dalla lingua e dalle sue connessioni con la muscolatura sovra e sotto-ioidea.1,3,4,5 Condizioni come open-bite ed edentulie, obbligano la lingua ad insinuarsi negli spazi aperti per rendere la bocca ermetica durante l’ingestione del cibo e negli atti deglutitori.1,7 

Lo stress continuo su questa struttura anatomica protratto nel tempo può creare delle retrazioni della catena linguale che comporteranno un atteggiamento posturale caratterizzato dall’estensione delle vertebre cervicali alte e ad una flessione della vertebre cervicali inferiori e dorsali superiori.1,9

Per interagire con tale sistema, lo gnatologo si occupa di ristabilire la simmetria cranio-mandibolare attraverso la cura dell’apparato dentario, mentre la terapia manuale osteopatica rappresenta uno strumento di supporto efficace e non invasivo nel recupero della mobilità delle strutture retratte e nella diminuzione delle tensioni della muscolatura occlusale.

Bibliografia  

  1. Margiacchi G. Normalizzazione della Fascia. Giacomo Catalani Editore. 2014
  2. Kumka M, Bonar J. Fascia: a morphological description and classification system based on a literature review. J Can Chiropr Assoc 2012; 56(3).
  3. Testut L, Latarjet A. Trattato di anatomia umana. UTET. 1973.
  4. Kandel ER, Schwartz JH, Jessell TM. Principi di neuroscienze. Cea. 2003.
  5. Standring S. Anatomia del Gray. Le basi anatomiche per la pratica clinica. 
  6. Ghafournia M, Tehrani MH. Relationship between Bruxism and Malocclusion among Preschool Children in Isfahan. J Dent Res Dent Clin Dent Prospects. 2012 Autumn; 6(4): 138–142.
  7. Giannakopoulos NN, Hellmann D, Schmitter M, Krüger B, Hauser T, Schindler HJ. Neuromuscular interaction of jaw and neck muscles during jaw clenching. J Orofac Pain. 2013 Winter;27(1):61-71.
  8. Manfredini D, Lobbezoo F. Role of psychosocial factors in the etiology of bruxism. J Orofac Pain 2009;23:153-166.
  9. Kerr FWL, Trigeminal and Cervical Volleys Convergence on Single Units in the Spinal Gray at C-1 and C-2. Olafson RA. Arch Neurol. 1961;5(2):171-178.

 

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Alimentazione

“Gli animali si nutrono, l’uomo mangia e solo l’uomo intelligente sa mangiare”  (J. A. Brillat-Savarin)

Il corpo umano, nel corso dei millenni, ha raggiunto uno stato evolutivo che gli ha permesso di sopravvivere al meglio nell’ ambiente in cui è nato originariamente. Ogni singola struttura ha avuto un processo di specializzazione biologica, dai denti alla bocca, dallo stomaco all’ intestino, al fine di essere adatto alla vita. Può, quindi, essere intuitivo pensare che una particolare sensibilità alimentare possa essere data da un alimento non consono alla nostra naturale fisiologia.

In questo contesto evolutivo, l’essere umano possiede un’ enorme capacità di adeguamento alle variazioni ambientali. Questa capacità è, però, soggettiva, e questo spiega perché lo è anche la sensibilità ad ogni composto alimentare che ingeriamo quotidianamente. Se introduciamo un elemento, questo interagirà in modo prepotente con il sistema digerente. Se quest’ultimo possiede un’ elevata sensibilità alla molecola ingerita, la struttura intestinale che maggiormente viene coinvolta nella sua elaborazione, sarà oggetto di una risposta organica. Questa interazione porterà a sintomatologie differenti, dal gonfiore al dolore, dalle difficoltà digestive alla stipsi. A sua volta, quel processo può diventare la causa primaria di un contesto disfunzionale di altre strutture, come avviene, per esempio, in molti casi di pubalgia con irritazione del comparto retto-adduttorio, o in molti casi di lombalgia o cervicalgia.

E’ possibile, quindi, valutare, con la palpazione, lo stato irritativo del comparto intestinale e quanto, questo, influenzi la sintomatologia presente, per poter agire, poi, su di esso, se necessario. In tal modo, non ci si concentrerà sul sintomo ma si andrà a spegnere la causa prima disfunzionale, permettendo un ripristino fisiologico delle funzionalità corporee e la risoluzione del sintomo stesso.

“Uno non può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non ha mangiato bene” (Virginia Woolf)

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Evoluzione della Società Moderna

La nostra colonna vertebrale ha le forme adatte per permetterci di camminare, correre, saltare e arrampicarci, per poterci procurare il cibo durante il giorno; i nostri polmoni ci fanno respirare ossigeno ed eliminare anidride carbonica; abbiamo un orologio biologico interno che regola in modo naturale i ritmi circadiani di sonno e veglia;  i nostri piedi hanno una struttura ammortizzante e resistente ideale per muoverci a piedi nudi; il nostro sistema digerente ha un’ anatomia che ci consente di digerire appieno acqua, frutta, verdura, e carne, ciò che la natura ci offre spontaneamente; il nostro sistema nervoso è una macchina perfetta in grado di gestire il nostro sistema fisiologico e gli stimoli esterni per permetterci di sopravvivere.

Inevitabilmente, la società moderna ha completamente stravolto questo equilibrio naturale e ci ha portato lentamente nella direzione opposta: stiamo principalmente seduti durante la giornata (al lavoro, in macchina, a casa); i nostri polmoni sono costretti a respirare fumo e agenti inquinanti prodotti dall’ uomo; prolunghiamo le ore di veglia a discapito del riposo che spesso non è neanche ristoratore; indossiamo costantemente calzature per tutte le nostre attività; ricerchiamo prodotti sempre più gustosi ed elaborati non conformi alla nostra fisiologia e anatomia digerente e a bere bevande più appaganti; il nostro sistema nervoso si ritrova a gestire un’infinità di stimoli fittizi che derivano da cellulare, traffico, computer, lavoro e a dover dissipare carichi stressogeni emotivi.

Tutto ciò, in modo intuitivo, rende chiaro il processo per cui ci ritroviamo oggi a dover gestire, quasi fosse una moda, molti mali e sintomi comuni. Da questa condizione moderna che oggi consideriamo naturale, anche se è ben lontana da esserlo, il nostro organismo mette in atto delle reazioni per permettergli di sopravvivere e di salvaguardarsi, e solo per ultimo si accende un sintomo.

L’obiettivo principale deve, quindi, essere quello di comprendere i segnali che l’organismo esplica e, a ritroso, ricercare la causa prima del sintomo, andandola a spegnere in modo definitivo. Infine, valutare gli aspetti che nella quotidianità tendono a perturbare il corpo e a riportarlo in disequilibrio, come le cattive posture nell’ ambiente di lavoro o la mal gestione degli elementi stressogeni e irritativi, in modo da mantenere lo stato di silenzio sintomatologico, e quindi mantenere il recuperato stato di salute.